sabato 12 aprile 2008

Cultura della Sicurezza


Le morti bianche oramai riempiono le principali testate giornalistiche nazionali e non solo. In particolare, in seguito al tragico rogo che il 6 dicembre scorso provocò la morte di 7 operai nell'inferno delle acciaierie della ThyssenKrupp, il popolo dei lavoratori è sceso in piazza per chiedere con forza maggiore rispetto per le proprie vite.
Si tratta di un problema da non relegare esclusivamente al settore edile o siderurgico, ma è necessario che esso si trasformi in un fenomeno culturale, perché è proprio la mancanza di cultura alla sicurezza sul lavoro nelle imprese che provoca ogni anno nel nostro paese centinaia di morti, alle quali conseguono una scia smisurata di lutti e sofferenze.
Ma tutto ciò sembra non scalfire la coscienza dei manager, dei tecnici che inventano prodotti e apparati produttivi aggiornati quasi di giorno in giorno o degli autori di saggi scientifici che spiegano come ottimizzare la redditività del capitale ma che non riescono ad elaborare e a diffondere una cultura d’impresa che sappia conciliare buoni fatturati e solidi bilanci con un organizzazione del lavoro e della produzione che garantisca la massima sicurezza, a coloro (gli operi) che alla fine della fiera contribuiscono materialmente a rendere possibile tutto ciò.
Inoltre c’è da dire, che da alcuni anni, i settori della siderurgia e dell’edilizia godono di profitti altissimi, il ché rende ancora più colpevoli chi non investe in modo più che adeguato in sicurezza e manutenzione preventiva.
Molte tragedie sul lavoro potrebbero essere evitate soltanto se si riuscisse a sopperire alla mancanza di una cultura manageriale adeguata, che collochi al giusto posto il problema sicurezza con le dovute responsabilità.
La responsabilità di cui parliamo e da attribuire ancor prima che ai manager, proprio alle scuole di management dove purtroppo la sicurezza sul lavoro dei collaboratori non è considerata parte integrante di ogni buona direzione e di ogni corretta strategia.
Esistono per lo più scuole tecnico-professionali dove di sicurezza e manutenzione preventiva se ne parla solo in termini applicativi delle norme.
Posto quindi, che nella scala delle responsabilità, al primo posto vi è il senso di responsabilità poco sviluppata dei manager, al secondo posto troviamo il Governo e i Sindacati i quali non impongo mai la "leadership" (se non in maniera marginale) nella pretesa in via preventiva di programmi appropriati di sicurezza, infatti storicamente intervengo sempre di rimessa, a incidente già avvenuto.
Invece su questi temi si dovrebbe vigilare costantemente, premere per dare la sveglia ad amministratori e manager inerti e negligenti, per pretendere non solo l’osservanza delle leggi, cosa che tende a diventare solo un adempimento burocratico, ma che il tema della sicurezza rientri tra gli obiettivi dichiarati prioritari dall’impresa, ovviamente insieme alla qualità.

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