Lavoro – RAPPORTO SVIMEZ 2008:
Contrazione offerta e incremento inoccupati. Aumentano gli atipici ed i contratti a tempo parziale ma la Calabria "vola" bassa
Se la situazione del mercato del lavoro in Italia nel 2007 ha presentato luci ed ombre, il Mezzogiorno invece è rimasto stabile sui livelli del 2006, nelle regioni meridionali la stagnazione dell’occupazione ha seguito un anno di lieve ripresa, interrompendo il recupero della flessione registrata nella prima parte degli anni 2000, ma ha registrato un’ulteriore contrazione dell’offerta determinando una flessione del tasso di partecipazione al mercato del lavoro di quasi un punto. Una condizione che ha determinato un diffuso effetto di “scoraggiamento” che ha spinto soprattutto i giovani e le donne anche di età più elevata a non partecipare più alla ricerca di lavoro, o prolungando gli studi o rifugiandosi nel lavoro sommerso, o scegliendo la strada dell’emigrazione verso il Centro-Nord. Tuttavia, la situazione non risulta omogenea in tutto il Mezzogiorno, dove emergono profonde differenze sia nel risultato medio dell’anno, sia nell’andamento all’interno dei quattro trimestri. Se il Molise per il secondo anno registra risultati molto positivi (2,5%), come la Puglia (2,2%), grazie all’incremento nel settore dei servizi, un leggero incremento si è registrato in Sardegna (0,9%) e Abruzzo (0,8%); ma non così per le altre regioni.
La contrazione dell’occupazione è particolarmente accentuata in Calabria (- 2,0%) e intorno al punto percentuale per le altre regioni. In Campania (-0,7%), per il secondo anno consecutivo, l’aumento dell’occupazione industriale (2,4%) viene annullato dalla flessione nei servizi (-0,9%). Per tutte le regioni comunque un dato si riflette omogeneo: l’incremento delle forme atipiche di lavoro: nel Mezzogiorno l’incremento delle forme contrattuali non standard (17 mila unità, pari all’1,2%) compensa l’analoga flessione dell’occupazione tipica (-0,3%). Nell’ambito degli atipici, i contratti a termine full time subiscono una lieve flessione, mentre aumentano decisamente per il secondo anno consecutivo i lavoratori con contratti a tempo parziale (27 mila unità pari al 3,7%). Le riforme succedutesi negli ultimi anni hanno certamente reso più facile l’ingresso nel mercato del lavoro (come dimostrato dal sensibile calo della disoccupazione giovanile), ma hanno determinato un forte aumento della flessibilità che nelle aree territoriali meno sviluppate e per le fasce deboli del mercato del lavoro (giovani e donne) si è trasformata spesso in precarietà. L’analisi per classi d’età evidenzia una correlazione inversa tra età e stabilità dell’occupazione. La quota dei rapporti a termine passa dal 48,5% tra i giovanissimi in età 15-19 anni al 7,5% per le persone con oltre 35 anni ed è maggiore nel Centro-Nord (55,6%) rispetto al Mezzogiorno (33,7%). I dati relativi al 2007 danno conferma di un mercato del lavoro che si va sempre più spaccando in due parti, con un Centro-Nord che aumenta l’occupazione di oltre 230 mila unità e il Mezzogiorno che invece risulta a crescita zero. Parallelamente a questi dati, si conferma il paradosso di una disoccupazione che cala più al Sud che al Nord. Le persone in cerca di occupazione sono infatti diminuite nel 2007 di 67 mila unità nel Centro-Nord (circa un quarto della crescita dell’occupazione) e di ben 101 mila unità al Sud. Insomma, conclude il Rapporto, pur essendo considerato essenziale anche a livello comunitario, occorre prendere atto che al Sud l’indicatore ufficiale della disoccupazione non funziona e non può essere usato per dimostrare successi che in realtà nascondono ulteriori fallimenti. Bisogna investire al Sud, solo così anche la Calabria prenderà il volo.
Contrazione offerta e incremento inoccupati. Aumentano gli atipici ed i contratti a tempo parziale ma la Calabria "vola" bassa
Se la situazione del mercato del lavoro in Italia nel 2007 ha presentato luci ed ombre, il Mezzogiorno invece è rimasto stabile sui livelli del 2006, nelle regioni meridionali la stagnazione dell’occupazione ha seguito un anno di lieve ripresa, interrompendo il recupero della flessione registrata nella prima parte degli anni 2000, ma ha registrato un’ulteriore contrazione dell’offerta determinando una flessione del tasso di partecipazione al mercato del lavoro di quasi un punto. Una condizione che ha determinato un diffuso effetto di “scoraggiamento” che ha spinto soprattutto i giovani e le donne anche di età più elevata a non partecipare più alla ricerca di lavoro, o prolungando gli studi o rifugiandosi nel lavoro sommerso, o scegliendo la strada dell’emigrazione verso il Centro-Nord. Tuttavia, la situazione non risulta omogenea in tutto il Mezzogiorno, dove emergono profonde differenze sia nel risultato medio dell’anno, sia nell’andamento all’interno dei quattro trimestri. Se il Molise per il secondo anno registra risultati molto positivi (2,5%), come la Puglia (2,2%), grazie all’incremento nel settore dei servizi, un leggero incremento si è registrato in Sardegna (0,9%) e Abruzzo (0,8%); ma non così per le altre regioni.
La contrazione dell’occupazione è particolarmente accentuata in Calabria (- 2,0%) e intorno al punto percentuale per le altre regioni. In Campania (-0,7%), per il secondo anno consecutivo, l’aumento dell’occupazione industriale (2,4%) viene annullato dalla flessione nei servizi (-0,9%). Per tutte le regioni comunque un dato si riflette omogeneo: l’incremento delle forme atipiche di lavoro: nel Mezzogiorno l’incremento delle forme contrattuali non standard (17 mila unità, pari all’1,2%) compensa l’analoga flessione dell’occupazione tipica (-0,3%). Nell’ambito degli atipici, i contratti a termine full time subiscono una lieve flessione, mentre aumentano decisamente per il secondo anno consecutivo i lavoratori con contratti a tempo parziale (27 mila unità pari al 3,7%). Le riforme succedutesi negli ultimi anni hanno certamente reso più facile l’ingresso nel mercato del lavoro (come dimostrato dal sensibile calo della disoccupazione giovanile), ma hanno determinato un forte aumento della flessibilità che nelle aree territoriali meno sviluppate e per le fasce deboli del mercato del lavoro (giovani e donne) si è trasformata spesso in precarietà. L’analisi per classi d’età evidenzia una correlazione inversa tra età e stabilità dell’occupazione. La quota dei rapporti a termine passa dal 48,5% tra i giovanissimi in età 15-19 anni al 7,5% per le persone con oltre 35 anni ed è maggiore nel Centro-Nord (55,6%) rispetto al Mezzogiorno (33,7%). I dati relativi al 2007 danno conferma di un mercato del lavoro che si va sempre più spaccando in due parti, con un Centro-Nord che aumenta l’occupazione di oltre 230 mila unità e il Mezzogiorno che invece risulta a crescita zero. Parallelamente a questi dati, si conferma il paradosso di una disoccupazione che cala più al Sud che al Nord. Le persone in cerca di occupazione sono infatti diminuite nel 2007 di 67 mila unità nel Centro-Nord (circa un quarto della crescita dell’occupazione) e di ben 101 mila unità al Sud. Insomma, conclude il Rapporto, pur essendo considerato essenziale anche a livello comunitario, occorre prendere atto che al Sud l’indicatore ufficiale della disoccupazione non funziona e non può essere usato per dimostrare successi che in realtà nascondono ulteriori fallimenti. Bisogna investire al Sud, solo così anche la Calabria prenderà il volo.
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