PIL più alto con l'occupazione femminile
Nell'ultimo convegno di Manageritalia è stato presentato uno studio importante secondo il quale analizzando le pari opportunità da un punto di vista economico è possibile quantificare gli effetti di una maggiore partecipazione femminile sul Pil. Dal risutato di questo studio è emerso che la crescita del lavoro femminile contribuisce ad alimentare la produttività nazionale.
Nel dettaglio è stato illustrato che elevando il tasso di occupazione femminile fino a raggiungere quello maschile (da 55,3% a 75,3% nel Centro Nord e da 31,1% a 62,2% al Sud) il PIL italiano potrebbe crescere complessivamente del 12,3%. Questo dato tiene conto della produttività media pesente nelle macroaree ed aggiustato in base agli effetti generati dalla crescita dell'occupazione. Il calcolo tiene conto del fatto che le donne potrebbero entrare nel mondo del lavoro con un lavoro part-time e dell'eventuale espansione della manodopera a basso valore aggiunto. A tal proposito l'aumento delle donne lavoratrici ha determinato in questi anni la nascita di "nuove" attività (prima non regolarizzate) come quelle delle badanti e delle colf, generando ulteriore occupazione. In pratica, le pari opportunità comporterebbero l'ingresso di due milioni 495mila occupate nel Centro Nord e due milioni 175mila al Sud. Inoltre, se soltanto il tasso di occupazione femminile nel Mezzogiorno raggiungesse i valori riscontrati nel resto del Paese (dal 31,1% al 55,3%) il Pil nazionale crescerebbe del 4%. Per finire, da un ultima indagine di Manageritalia emerge che nel 60% delle aziende interpellate, l'argomento delle pari opportunità non viene affrontato e, quando se ne parla, lo si fa parlando delle discriminazioni e delle differenze retributive, non in termini di opportunità da sfruttare.
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