Avere le idee chiare sul tipo di lavoro da intraprendere oggi non è semplice, tanto che a molti capita di ritrovarsi a fare qualcosa, senza sapere neppure il perché. Tante le strade tortuose che si prendono, è proprio quando si è arrivati a conquistare un lavoro, ci si accorge che proprio quel lavoro, tanto agognato, non era quello che si voleva. Il tempo in ufficio rischia di diventare anonimo, in cui è sempre più difficile esprimere e affermare qualità e ambizioni. Da un indagine realizzata da Kelly Services, società di servizi per la gestione delle risorse umane, su un campione di quasi 20 mila lavoratori in Italia, emerge che un italiano su cinque è sicuro di avere sbagliato tipo di carriera e un altro 23% non ha alcuna certezza in merito, e a pensare di avere sbagliato carriera sono soprattutto le donne. L’attività professionale ha uno stretto legame con l’affermazione, l'ambizione e la realizzazione delle proprie qualità e ritrovarsi in un posto che non offre il necessario sviluppo a queste energie può avere conseguenze molto negative sia a livello del singolo lavoratore sia a livello aziendale. Per questo diventa fondamentale che ciascuno cerchi di scegliere una professione nella quale “riconoscersi”. Inoltre i rapidi cambiamenti tecnologici, e non solo, rendono necessari momenti di aggiornamento e di studio che possono essere colti come opportunità solo se il lavoratore vive la propria professione in modo partecipativo, anche perchè un lavoratore appagato, oltre ad essere più sereno nella vita privata, darà performance nettamente migliori rispetto a quelle di un collega demotivato, a beneficio di tutta l’azienda.
La quota di insoddisfatti che non possono cambiare lavoro è un dato allarmante che mette in luce la necessità di preparare i giovani sia da un punto di vista nozionistico ma anche comportamentale. E’ importante che quando un giovane sceglie il proprio percorso universitario, e quindi professionale, sia consapevole delle proprie capacità e attitudini, non tralasciando la “passione”.
Purtroppo accorgersi di avere sbagliato lavoro rischia di aggravare ancora di più le cose e quasi sempre ci si ritrova a continuare a fare quel che si è scoperto essere inadatto a sé.
Purtroppo accorgersi di avere sbagliato lavoro rischia di aggravare ancora di più le cose e quasi sempre ci si ritrova a continuare a fare quel che si è scoperto essere inadatto a sé.
La ragione principale va rintracciata, ovviamente, nelle condizioni economiche (38%) e il tempo necessario per ricollocarsi (35%). Se si vuole cambiare lavoro è necessario investire in formazione e frequentare corsi inerenti alla nuova professione scelta, ma non basta. Dove fosse possibile, è sicuramente auspicabile cambiare lavoro all’interno della stessa azienda presso la quale si è occupati, con conseguenti benefici sia per l’organizzazione, che per il lavoratore, che potrà così concentrarsi esclusivamente ad imparare i nuovi compiti. Se si fa un confronto internazionale, la quota di italiani che hanno ammesso di aver sbagliato carriera è simile a quella riscontrata negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Olanda, Francia, Svizzera, Spagna, Germania e Irlanda, tutte con una percentuale di insoddisfatti compresa tra 15-20%, quanto al sistema formativo, per il 51% dei lavoratori intervistati, scuola e università mancano il loro compito di preparare in modo soddisfacente alla vita lavorativa; in Italia lo pensano il 38%. Quanto alle scuole di specializzazione e ai master, quasi sette intervistati su dieci pensano che siano stati utili ai fini lavorativi, anche se molti ritengono che si dovrebbero sviluppare ancora di più gli aspetti pratici del corso a scapito di quelli più teorici. In tale contesto assume sempre più importanza l'attivtà di Orientamento al lavoro che rappresenta il presupposto di una sostanziale ed efficace “presa di coscienza di se stessi” e di cosa si vuole fare da grandi. In italia non si è sviluppata ancora una vera e propria cultura di Orientamento al Lavoro anche se si sta cominciando a comprendere la sua importanza.