Retromarcia del Governo sulla norma "anti-precari" e sugli assegni sociali
Nel maxi-emendamento apportato al decreto legge 112/2008 - votato la scorsa settimana alla Camera - è stata introdotta una norma che prevede, in presenza di contratti a termine stipulati illegittimamente, la cancellazione dell’obbligo di assunzione a tempo indeterminato in caso di sentenza favorevole al lavoratore da parte di un giudice del lavoro; in sostituzione era previsto un indennizzo di importo compreso "tra un minimo di 2,5 a un massimo di 6 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto".Una norma che ha fatto scoppiare la bufera dentro e fuori dal Parlamento. La richiesta al governo di cancellare al Senato la norma è arrivata unanime da tutte le opposizioni, parlamentari ed extraparlamentari, e dai sindacati.
Il Governo spiega che si trattava di un provvedimento che doveva aiutare le aziende, in particolare Poste Italiane (potrebbe essere infatti ribattezzata salva-Poste), ad evitare l’assunzione a tempo indeterminato di una decina di migliaia di persone da parte di Poste Italiane, fatto che avrebbe potuto portare a un crollo verticale dell’azienda statale. Ora sarà inserito un emendamento che circoscriverà il tutto al solo caso delle Poste, escludendo i contenziosi in atto con tutte le altre aziende.
Caso numero due, gli assegni sociali. I nuovi criteri di assegnazione prevedevano un minimo di dieci anni di contribuzioni per potervi accedere; una norma voluta dalla Lega per evitare di pagare la pensione a tutti i lavoratori stranieri arrivati in Italia grazie alla legge sul ricongiungimento familiare. L’idea di per sè era sacrosanta, ma così strutturata alimentava il paradosso di escludere improvvisamente dall’assegno tutti gli emigranti rientrati dopo i 65 anni, oltre ad altre categorie come religiosi, disabili e casalinghe.



Se la situazione del mercato del lavoro in Italia nel 2007 ha presentato luci ed ombre, il Mezzogiorno invece è rimasto stabile sui livelli del 2006, nelle regioni meridionali la stagnazione dell’occupazione ha seguito un anno di lieve ripresa, interrompendo il recupero della flessione registrata nella prima parte degli anni 2000, ma ha registrato un’ulteriore contrazione dell’offerta determinando una flessione del tasso di partecipazione al mercato del lavoro di quasi un punto. Una condizione che ha determinato un diffuso effetto di “scoraggiamento” che ha spinto soprattutto i giovani e le donne anche di età più elevata a non partecipare più alla ricerca di lavoro, o prolungando gli studi o rifugiandosi nel lavoro sommerso, o scegliendo la strada dell’emigrazione verso il Centro-Nord. Tuttavia, la situazione non risulta omogenea in tutto il Mezzogiorno, dove emergono profonde differenze sia nel risultato medio dell’anno, sia nell’andamento all’interno dei quattro trimestri. Se il Molise per il secondo anno registra risultati molto positivi (2,5%), come la Puglia (2,2%), grazie all’incremento nel settore dei servizi, un leggero incremento si è registrato in Sardegna (0,9%) e Abruzzo (0,8%); ma non così per le altre regioni.


