mercoledì 28 maggio 2008


Il dipendente che rifiuta la nuova sede può essere licenziato

Legittimo il licenziamento della dipendente che rifiuta di trasferirsi nella nuova sede. Se il trasferimento della società risponde a esigenze aziendali, l'opposizione a prendere servizio deve essere sanzionata.
La Cassazione, con la sentenza n. 12736 del 20 maggio, respinge il ricorso che un'impiegata di primo livello ha presentato contro la ditta nella quale era assunta, che, dopo averle contestato l'assenza ingiustificata ha fatto scattare il provvedimento disciplinare. Il fatto accade quando la società decide di spostare l'intero settore nel quale lavorava la dipendente in un altro luogo, distante da quello originario 70 Km. La dipendente manifesta, anche con lettera scritta, la sua contrarietà al trasferimento e i tentativi di dissuasione sono vari: le viene infatti proposto di prendersi un periodo di ferie per meglio valutare la situazione e ritornare sulla sua decisione. Dopo una consistente lontananza dall'ufficio, la società le contesta l'assenza ingiustificata e, per evitare di portare a termine il procedimento sanzionatorio, le concede altri 5 giorni per riprendere servizio. A distanza di 13 giorni dall'ultimo scritto difensivo della dipendente, l'impresa, senza commettere nessun ritardo, le invia la lettera di licenziamento.

lunedì 26 maggio 2008


Mercato del lavoro flessibile

Dopo la crescita registrata tra il 2005 e il 2006, lo scorso hanno le posizioni per i parasubordinati nel Meridione sono diminuite, in uno scenario nazionale dove il dato è rimasto poco più stazionario e il reddito dei precari nel Sud è più basso di quello dei colleghi del resto d'Italia. Questo è quanto emerge dai dati Inps tratti dal Sole24ore, dove si evince una situazione pressochè simile in tutte le regioni del Sud con una piccola eccezione in positivo della Campania. Nella nostra regione a farla da padrone sono i contratti a progetto di collaborazione coordinata e continuativa (Co.co.pro.) utilizzati maggiormente nelle imprese di servizi, in particolare nei Call Center.
Ma il dato più allarmante riguarda proprio i redditi dei precari meridionali. Secondo l'Inps, in Calabria addirittura ci sono i precari più poveri, infatti l'80% dei lavoratori flessibili rientra nella fascia di reddito più bassa.
Questi dati ci devono far riflettere: chi ritiene che la colpa di questa situazione sia della Legge Biagi si sbaglia. Dopo anni di incertezza su questa legge, si può arrivare alla conclusione che essa non solo non è la causa del precariato, ma neppure l'ha incrementato, anzi secondo i dati Inps è diminuito. Alla base, quindi, non c'è un problema di errata legislazione del lavoro, ma una serie di elementi riguardanti l'inefficenza della classe politica che si traducono nell'incapacità di far crescere i salari dei lavoratori (tra i più bassi d'Europa) attraverso la riduzione del cuneo fiscale (siamo al 6° posto nel mondo con il 45,9% di prelievo fiscale - dati OCSE).

giovedì 22 maggio 2008

Chi conosce i nuovi contratti?

Tra gli italiani c’è una grande confusione in testa su che cosa siano i nuovi rapporti di lavoro, quelli diversi dal tempo indeterminato. Passati dieci anni dall'entrata in vigore del pacchetto Treu e cinque dal varo della Legge Biagi non è ancora chiaro che cosa sia il lavoro temporaneo, come funzioni e che tutele garantisca. Neanche sanno la differenza tra i vari contratti a tempo, le collaborazioni a progetto e, addirittura, il lavoro nero.
Questo è ciò che viene fuori dallo studio che Assolavoro – l'associazione di categoria nata nel 2006 dalle fusione di tre organismi e che oggi riunisce 69 delle 80 agenzie per il lavoro autorizzate dal ministero - ha commissionato a Ipsos. Quello che non è stato percepito è il contenuto delle formule, che appaiono indifferenziate e preoccupanti soprattutto per i meno giovani. Metà della popolazione italiana (46,8%), soprattutto i ventenni e i già occupati pensano che il mercato del lavoro si sia evoluto rapidamente. Ma il 50,8% non ha visto cambiamenti rilevanti. L'impressione di un mondo del lavoro rimasto sostanzialmente "bloccato" cresce con l'età. Il 42,6% degli intervistati è al corrente che esistono differenze tra le tipologie di contratti (cocopro, partita iva, interinale) ma non le saprebbe indicare. Solo il 31,6% sa elencare le caratteristiche principali dell'una o dell'altra formula. Sul lavoro temporaneo, in particolare, il livello di informazione è "precario": il 52% ritiene che il lavoratore a tempo sia svantaggiato rispetto ai lavoratori stabili dell'azienda utilizzatrice, quando la legge garantisce invece la parità di trattamento economico e normativo. Il 50% crede che non ci sia tutela o che sia solo parziale in caso di malattia, il 32% pensa che il lavoro temporaneo sia paragonabile al lavoro nero. Le opportunità di trovare un lavoro nelle Agenzie è per solo il 16,6%, l'invio spontaneo di curriculum alle aziende resta il canale preferito per un terzo degli interpellati.
Di chi è la responsabilità di questo mancata informazione? Secondo Elio Pagnoncelli di Ipsos, da parte delle agenzie, l'errore è stato nel credere nella capacità dei giovani «di avere capacità di selezione e districarsi in un mondo del lavoro altamente complesso, poi nell'avere investito nei mezzi di informazione tradizionali, poco in forme nuove di comunicazione e negli strumenti che i giovani frequentano, Internet in testa». Se gli italiani scambiano il lavoro interinale con i contratti a progetto e addirittura con il nero il problema non è di comunicazione ma di sostanza, invece, per l'economista Tito Boeri, che da anni critica la proliferazione delle tipologie di contratto. «L'ingegneria contrattuale ha costi elevati in termini di informazione e coloro che non riescono a usare questi contratti per arrivare a un rapporto più stabile li vivono come condizione di instabilità diffusa, di cui percepiscono solo l'aspetto di discontinuità come cronico, non le tutele».
L’orientamento può e deve essere il mezzo attraverso cui i giovani e i non giovani devono trarre queste informazioni e farle proprie per affrontare il mondo del lavoro ad occhi aperti senza dubbi.

lunedì 19 maggio 2008

I lavori più amati…..e quelli più odiati!

In testa al primo posto tra i profili preferiti dai giovani c’è il Dirigente pubblico seguito dal Magistrato, a sorpresa il terzo posto è occupato dal Politico; seguono al quarto e quinto posto il medico e l’imprenditore. In coda poco amati i mestieri manuali come l’addetto alle pulizie e la colf. Sono questi i risultati di una ricerca che ha coinvolto alcune università italiane tra le quali la Bocconi di Milano e l’Università degli studi di Napoli che è stata pubblicata sul numero 45 di “Quaderni di Sociologia” e rappresenta il più cospicuo lavoro mai realizzato nel nostro Paese.
Lo studio parte da un’indagine iniziata nel 1985 e permette di confrontare come è cambiato l’apprezzamento sociale delle professioni in quasi venti anni. In questi anni ci sono state profonde trasformazioni nel mondo del lavoro e nelle culture professionali di base. Si è registrata la grande espansione del ceto medio impiegatizio e dei servizi, la riduzione e la mutazione della classe operaia, l’avvento del lavoro parasubordinato. La posizione di vertice dal 1985 è passata dall’ambasciatore al direttore di quotidiano, al top manager pubblico.
La caratteristica di questo studio è stata quella di unire ai classici elementi distintivi usati dalle ricerche nel passato (reddito, potere, prestigio) altri criteri, tra i quali l’utilità sociale delle professioni, la visibilità mediatica, che colpisce l’immaginario collettivo, ma anche il territorio. Tipico atteggiamento degli intervistati è il valore assegnato a delle professioni, esempio, alla professione di infermiere. Tutti ne riconoscono la funzione, l’utilità sociale e l’importanza, ma escludono di essere disponibili ad esercitarla. Sembrano troppo elevati i vincoli di uno scarso reddito, di un alto disagio per i turni e orari, e per una percepita bassa valutazione sociale.
Da qui si arriva alla conclusione dello studio fatto, dove l’esempio dell’infermiere è una delle metafore del cambio di culture professionali, che in Italia stà portando all’importazione di questa ed altre professioni verso manodopera multiculturale.

domenica 18 maggio 2008

Rapporto 2007 Management Forum

I dati contenuti nel Rapporto realizzato su iniziativa di Fondirigenti e condotto con un ampia attività di indagine che ha coinvolto circa mille tra imprenditori e manager, non sono certo confortanti. Nelle piccole e medie imprese che costituiscono la spina dorsale del nostro sistema produttivo vi è la tendenza ad evitare il dirigente. Questa figura infatti incarna la delega mentre gli imprenditori nell’azienda familiare tende ad avere un forte accentramento e il pieno controllo delle attività e sulle decisioni. Per questo si preferiscono professionalità basate sul rapporto di lavoro subordinato e non dirigenziale. I nostri manager sono tra i più preparati, competenti e creativi del mondo, ma le nostre imprese tendono a non utilizzarli come meritano. Anche quando l’azienda deve affrontare il passaggio generazionale la decisione di ricorrere a figure esterne alla famiglia del fondatore resta minoritaria. Secondo il Rapporto solo nel 27% dei casi tale cambiamento porta ad introdurre nelle organizzazioni figure manageriali. Non stupisce quindi una lieve flessione del numero dei dirigenti in servizio, e iscritti al fondo di categoria Fasi, del quadriennio 2001/2006, così come un incremento delle risoluzioni dei rapporti di lavoro. Contemporaneamente, però, crescono le assunzioni di quadri legati all’impresa da un rapporto di tipo subordinato. Da qui l’ipotesi formulata nel Rapporto, dell’esistenza diffusa del “management implicito”, cioè non riconosciuto sul piano formale con un contratto di dirigenza. Nel rapporto emerge anche un identikit dei circa 84mila dirigenti in servizio in Italia. Oltre il 70% operano al Nord solo l’8% al Sud. Nella stragrande maggioranza sono uomini mentre le donne manager non raggiungono il 7%. L’età media è di 50 anni. Nell’industria manifatturiera si concentrano soprattutto nei settori della meccanica (24,1%) e della chimica (17,8%). La scarsa valorizzazione dei dirigenti si traduce in un ostacolo alla crescita perché il manager sa cogliere opportunità anche in altri business, che l’imprenditore non considererebbe, e favorisce la gestione ottimale delle risorse dell’azienda.

mercoledì 14 maggio 2008


Cassazione: chi fa uso non sporadico di stupefacenti anche fuori dal lavoro può essere licenziato

La condizione di intossicazione e di dipendenza conseguente all'uso, non sporadico, di sostanze stupefacenti può legittimare il licenziamento del lavoratore, anche se l'assunzione avvenga al di fuori dell'orario e del luogo di lavoro. (Corte di appello di Brescia 1 dicembre 2007)

La Corte di appello di Brescia, all'esito di una lunga vicenda giudiziaria, ha confermato la legittimità del licenziamento di un lavoratore che aveva patteggiato una condanna penale per detenzione di hashish (gr 47), di eroina (gr 2,5) e di due pastiglie di ecstasy.Secondo la Corte, l'uso di stupefacenti da parte del dipendente può essere irrilevante sotto il profilo del rapporto di lavoro solo nel caso in cui tale assunzione incida unicamente sulla vita personale del lavoratore e, quindi, avvenga al di fuori del luogo di lavoro e/o comunque non in concomitanza con la prestazione lavorativa e sempre chè si tratti di uso (per quantità e qualità delle sostanze stupefacenti) tale da non determinare uno stato di intossicazione e di dipendenza che possa influire direttamente o indirettamente sulla prestazione lavorativa. Nel caso esaminato, la detenzione di quantità notevoli di sostanze stupefacenti, nonchè pesanti (come l'eroina), che generano dipendenza e intossicazione, è stata ritenuta incompatibile con prestazioni lavorative che comportavano il pieno controllo delle facoltà mentali. Conseguentemente, il licenziamento è stato ritenuto legittimo.

martedì 13 maggio 2008

COSENZA: I dati economici della Camera di Commercio

Una provincia anticiclica, certamente in controtendenza. Definisce così il territorio di Cosenza il commissario della Camera di Commercio del capoluogo Pietro Rende chiamato a guidare l’ente dal mese di maggio 2006. “le imprese sono tante ma altrettanto piccole e certamente sottodimensionate – spiega il commissario – e l’economia per 1/3 continua ad essere sommersa. L’internazionalizzazione delle nostre realtà imprenditoriali è quasi nulla e i rischi per l’avvio di un impresa sono più elevati che in altre regioni. Ma le opportunità ci sono e devono essere sfruttate”. Tra gli esempi positivi Rende cita quella che è quasi una bozza di distretto produttivo calabrese: l’agroalimentare nella Piana di Sibari dove 36 Comuni si sono riuniti puntando sulle loro produzioni di qualità e di eccellenza e la sede legale e presso la camera di commercio decentrata a Corigliano. “ si tratta di un primo esempio significativo – prosegue Pietro Rende – avviato con una apposita legge regionale che lo ha istituito, con 36 comuni e con gli imprenditori più grossi della zona. Un riconoscimento giuridico che getta le fondamenta per un nuovo sviluppo, anche se un distretto produttivo senza una vera e propria filiera di supporto, lunga il più possibile, con attività di ricerca, commercializzazione e trasformazione delle materie prime non ha molto senso”. Alla realtà di Sibari si legano le grandi potenzialità dei 250mila ettari del porto di Corigliano dove il mercato ittico non ha visto costruito in tutti questi anni un solo capannone. Un gigante che dorme e che aspetta di essere scoperto, analogamente a ciò che avvenuto a quello di Gioia Tauro. Il comitato portuale e adiacente al distretto agroalimentare e si candida a svolgere una funzione logistica e di trading di assoluto rilievo verso i Balcani e l’intero Adriatico.
ECONOMIA CALABRESE

Sull’intero panorama nazionale si è registrato un sostanziale clima di rallentamento, aggravato dai dati non proprio confortanti del Sud Italia, con gli indicatori di attività stagnanti oppure negativi, in alcune regioni in particolare.
Non è certo rassicurante il quadro dell’economia del Meridione descritto nei giorni scorsi su “Il Sole 24 Ore” dall’economista Luciano Gutierrez, che ha tracciato un attenta analisi della crescita o, troppo spesso, dello stop subito dalle regioni del Sud. Un’analisi che Gutierrez ha studiato in base ai dati forniti da UniCredit Research & Strategy – Osservatorio Regios – Cycles&Trends Econometrica, secondo cui, in quasi tutte le aree analizzate, il tasso tendenziale di crescita dell’indicatore di attività a Dicembre 2007 è risultato prossimo allo zero, se non negativo. Stupiscono se letti in questo clima economico generale, i dati della regione Calabria, dove il tasso di crescita dell’indicatore di attività, anche nel quarto trimestre del 2007, è risultato invece positivo. Nel dicembre dell’anno scorso, infatti, il tasso tendenziale è stato pari a più 0,2%, anche se sul fronte dell’esportazioni e sulle tendenza della domanda interna gli economisti non vogliono essere ottimisti: un -13,9% per l’esportazioni rispetto allo stesso dato di Dicembre del 2006. Il tasso di disoccupazione si riporta, nel terzo trimestre 2007, al 12% mentre l’occupazione va al 2,1%. La crescita è stata evidenziata soprattutto grazie ai settori delle costruzioni e di alcuni comparti dei servizi. Almeno questo è stato il quadro presentato nella relazione annuale di Bankitalia, illustrata nel luglio 2007 al campus dell’università di Catanzaro.
Sarebbero cresciuti anche i flussi turistici in tutta la Calabria, ma purtroppo ancora confinati solo nei mesi estivi, con una forte “stagionalizzazione” di tutto il turismo. Nel settore agricolo le quantità raccolte sono diminuite in tutte le principali coltivazioni regionali, mentre nell’industria manifatturiera i livelli di ‘produzione e gli ordinativi sono aumentati. Infine la crescita dei prestiti bancari è rimasta elevata e l’aumento dei prestiti alle imprese ha interessato soprattutto le imprese di medie-grande dimensione, in questo contesto va inserito un altro dato significativo: in Calabria il denaro costa di più e da Milano a Cosenza i tassi raddoppiano. Con queste parole venivano incorniciati fino allo scorso mese di novembre i dati rilevati dall’istituto Tagliacarne sul costo del denaro che passa da un minimo del 5,65% ad un massimo, proprio in Calabria, del 10,5%. Nelle provincie di Reggio Calabria e di Cosenza il denaro costa il 10,47% mentre a Milano scende a 5,65%. In Calabria un prestito costa il 70% in più rispetto a Trento, a Firenze o a Bologna. Fino al 2006 a Cosenza ad esempio per un credito da restituire in 18 mesi le banche hanno applicato un tasso medio del 9,32%, a Trento del 5,46.


venerdì 9 maggio 2008

Per i Contratti a Termine proroga condizionata...

Sono due le condizioni che devono sussistere affinchè la proroga del contratto a tempo determinato sia regolare: stessa attività ed esigenze non preventivabili (almeno per i rapporti stipulati con la disciplina precedente al Dlgs 368/2001). Questo è quanto ha precisato la sezione Lavoro della Cassazione con la sentenza 9993/08. Questa pronuncia accoglie l'istanza presentata da un dipendente e, cassando il provvedimento d'appello, ha deciso di confermare quanto stabilito in primo grado. In sintesi, il tribunale di primo grado aveva dichiarato illeggittima la proroga del primo dei dieci contratti di lavoro a termine, stipulati tra le parti fra il luglio 1992 e il novembre 1999, accertando l'esistenza di un unico rapporto di lavoro a tempo indeterminato e condannando la società a riassumere il dipendente e a pagargli le retribuzioni spettanti. La Cassazione si rifà all'articolo 2 della legge 230/1962 (abrogata dal Dlgs 368/2001) e spiega che la proroga del primo contratto a termine, non risulta corretta perchè non ha come condizioni nè la stessa attività nè esigenze non preventivabili; ne segue che l'assunzione doveva essere intesa a tempo indeterminato.

mercoledì 7 maggio 2008

Nel settore della ristorazione occupazione sicura


In Italia siamo tutti amanti del mangiar bene e della tavola imbandita ma sono ancora pochi gli italiani che scelgono di lavorare vicino ai fornelli, anche se nel campo della ristorazione le opportunità di lavoro sono in costante aumento. Da sempre il turismo è in cerca di cuochi, chef e personale di sala.
In termini quantitativi si tratta del settore dove si concentra la maggior parte della domanda occupazionale. Su un totale di 142.680 assunzioni previste nel 2007 il 60% riguarda professioni legate alle attività commerciali e servizi: in particolare 48.270 camerieri, 18.000 cuochi e 12.690 baristi. La carenza di personale si concentra soprattutto nelle sale da pranzo, visto la grande richiesta di maìtre, personale di sala e barman. La situazione non cambia molto in cucina, dove mancano capi partita, cuochi e chef. Tra le professioni non qualificate invece, nel 2007 erano previste circa 13.000 assunzioni tra personale di accoglienza e portineria, addetti alla pulizia e facchini.
A rappresentare un vero e proprio boom occupazionale, infine, è il settore crocieristico. Le principali società del settore sono in continua ricerca di personale.



Le figure più ricercate nell’alta ristorazione

Fondamentale importanza oggi riveste il personale di coordinamento: Maìtre, bar manager, food & beverage manager. Queste sono figure che seguono anche gli aspetti amministrativi ed economici, curano l’igiene degli impianti e delle attrezzature oltre a organizzare ricevimenti e supervisionare menu e piatti. Si tratta quasi sempre di piccoli imprenditori indipendenti.
Il Maìtre lavora principalmente in ristoranti di alta categoria, dove si occupa dell’accoglienza dei clienti, sovrintendendo e organizzando il lavoro dei camerieri. Gli istituti professionali alberghieri forniscono la qualifica di “operatore dei servizi di ristorazione di sala e bar “ dopo il primo triennio e il diploma di indirizzo alberghiero dopo il biennio di specializzazione.
Il Food and beverage manager svolge un attività di coordinamento tra i comparti della cucina, della sala ristorante e del bar. Segue anche gli aspetti amministrativi, economici e finanziari del settore ristorazione, cura l’igiene degli impianti e delle attrezzature della cucina. Può essere laureato in Scienze dei consumi alimentari, in tecnologie alimentari per la ristorazione o in Scienze e cultura della gastronomia. È un dipendente con funzioni manageriali.
Il Banketing manager è il responsabile di fornitura di banchetti, ricevimenti e colazioni di lavoro. Cura il loro allestimento, effettuando una serie di sopralluoghi dove è previsto che venga svolto l’evento. Trai i suoi compiti c’è la supervisione dei menu, l’allestimento dei piatti, la loro presentazione agli ospiti. La sua retribuzione annua parte da circa 25mila euro lordi.
Lo Chef è il responsabile del coordinamento delle cucine e organizza il lavoro dei cuochi, degli aiuto cuochi e degli inservienti. Per diventare chef è necessario effettuare esperienze di formazione in affiancamento. L’inquadramento iniziale parte dal secondo livello, con una retribuzione che si aggira intorno ai 20mila euro lordi annui.



Le Scuole più accreditate del settore

Scuola Internazionale di Scienze Turistiche
E’ stata una delle prima realtà, attiva dal 1947, a proporre corsi di formazione per il turismo. Finora a formato oltre 3000 studenti provenienti da tutto il mondo ed è riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale del Turismo.
S.I.S.T
Viale dell'Esperanto, 24 - 00144 Roma
Tel. 06/5920751 - Fax 06/5920032

Formazione Avanzata per lo Sviluppo del Turismo
E’ uno dei centri formativi attivati dai grandi tour operator e dalle imprese che operano nel settore. Fast (formazione avanzata per lo sviluppo del turismo) è nato nel 1998, diretta emanazione del gruppo Alpitour.
FAST
Via Sebenico, 7 A - 20124 Milano
Tel. 02.444.05.694/5/6 - Fax 02.77.30.348

domenica 4 maggio 2008

Settimana della comunicazione e dell'immagine aziendale ed istituzionale

Dal 5 al 10 maggio 2008 Confindustria Cosenza presso il Salone delle Conferenze ospiterà un evento straordinario in collaborazione con la Scuola di Sistema di Confindustria: la Prima settimana della comunicazione denominata "Capitale d’immagine”. Essa è rivolta agli imprenditori iscritti, ai giovani ed ai responsabili delle relazioni esterne di istituzioni, enti pubblici e banche con l’obiettivo di fornire concreti servizi per il miglioramento della comunicazione e dell’immagine aziendale, istituzionale e del contesto.
Il programma è articolato con percorsi di formazione modulari, permettendo ai partecipanti di scegliere quello più adatto alle proprie esigenze ed ai propri tempi. Esperti e formatori senior di comunicazione di impresa, testimoni d’eccellenza e personaggi dello spettacolo si alterneranno in aula da lunedì 5 a venerdì 9 maggio. Si approfondiranno i temi sul parlare e presentarsi in pubblico, l’arte dell’ascolto, le competenze vincenti di comunicazione, le regole del galateo e del cerimoniale, la presentazione dell’impresa e suoi prodotti e servizi nel mercato, il network relazionale, la gestione della propria emotività per essere efficaci e convincenti.
La Settimana della Comunicazione si chiuderà sabato 10 maggio con il convegno “Communico Ergo sum” che, parafrasando la massima cartesiana, vuole proporre una riflessione sulla necessità di comunicare ai nostri giorni, in una realtà senza confini e senza dimensioni. Il convegno sarà concluso dal Direttore Generale di Confindustria Maurizio Beretta.


venerdì 2 maggio 2008


CONCORSO

(scad. 8 maggio 2008 )


E' indetto il concorso pubblico, per esami, per il reclutamento di una unita' di personale di categoria C, posizione economica C1, dell'area amministrativa, a tempo indeterminato, per le esigenze del dipartimento di economia e statistica.
La domanda di ammissione al concorso, redatta in carta semplice, al direttore amministrativo dell'Universita' della Calabria, ufficio protocollo, via Pietro Bucci - 87030 Arcavacata di Rende (Cosenza) - deve essere presentata a mezzo raccomandata con a.r., con esclusione di qualsiasi altro mezzo, entro il termine perentorio di giorni trenta dalla data di pubblicazione del presente avviso nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana IV serie speciale "Concorsi ed esami".
Il bando di cui al presente avviso e' consultabile sul sito Internet dell'Ateneo (http://www.unical.it/portale/concorsi).